Così dice il Signore: ascoltatemi popoli e voi tutte nazioni che li traviate. Eppure nessuno, sembra che nessuno si curi di tale richiamo, di tanta ammonizione. Ma tutto questo, Colui che abita i cieli, lo conosce dapprincipio e se ne ride; se ne ride dell’atteggiamento che gli uomini riserbano al loro Creatore. Egli non ci vede, potremo infierire colle nostre nefandezze, coi nostri abomini, con le nostre scelleratezze. E non le discutiamo affatto poiché sono frutto dei nostri cuori avvelenati, sono la perversione del nostro miserabile vanto. Questo si dicono l’un l’atro i violenti, gli oppressori, i figli di questo mondo, coloro che tramano insidie su insidie ai giusti e scavano fosse su fosse per gli abitati da anime pure e da spiriti buoni, compiendo opere del male all’ombra della morte, al riparo delle tenebre, poiché posseduti dalla viltà e dall’odio, dall’ipocrisia e dalla fame, quella fame di denaro e di potere che ha reso sterile la terra e ubriaco il destino della loro stessa sorte. Stupirete, voi vi stupirete e vi direte in quel giorno: siamo l’opera del nostro avvelenato cuore ed esso, preda di quel vanto che credevamo amico, si è reso ostile perfino a se stesso rifiutando noi e occultandoci nel frutto delle nostre menzogne, dei peggiori nostri tradimenti verso l’intera umanità. Certo. Non ascolterete il mio ammonimento, dice il Signore, e me ne compiaccio. Poiché sin dalla vostra nascita siete stati misurati e pesati. Come tutti. Tuttavia, fin da principio siete stati destinati ad essere cibo dei vostri simili: carne che si dà in pasto alla sterile terra e sangue che inebria la spada che attende il vostro ultimo accenno, primo e definitivo, tra la nidiata delle colombe e la covata da estinguere delle vipere.
(11/04/2022)