La nuova Babilonia

Novembre.

Un albore marino consuma un vecchio mazzo di fiori che ancora riposa nella vasta disperazione della stagione.
Lingue condannate al proprio soliloquio cercano speranze mute dalle controlingue.

Aleggiano parole denutrite, tra cielo e terra, per favorire la creazione preambolica del silenzio.

Le più piccole destinate a sparire, quelle grandi finiranno la loro vecchiaia sui patiboli dell’aria.

Tra loro vi è lo spazio di una stella, perseguitata dalla dottrina del paesaggio.

E non vi è compassione per il dolore che popola questo albore, né per l’invano crepare lento della luce.

Dal cuore del tempo, sommesso, si leva un vasto canto, da bestia da soma, che tutto assolve nel delinearsi della nuova Babilonia.

(13/11/2014)