«Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Figlio dell’uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre, che si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne premuto il loro petto e oppresso il loro seno verginale. Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L’una e l’altra divennero mie e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme.»
(Ez 23, 1-4)
Il giorno decimoquarto del primo mese, al venticinquesimo anno della duemillesima età, anno di grazia del Signore Gesù Cristo, che è Dio e in Dio vive e regna nella Eternità, all’ora terza dopo il meriggio, la parola del Signore è scesa su di me in questi termini:
Figlio dell’uomo, ho fatto di due fratelli un popolo. Di questo, poi, ho fatto di due nazioni l’umanità. Infine, ho fatto dell’umanità la mia sposa. Questa, nel tempo in cui sbocciava come narciso giovane e la dotavo di grazia e di bellezza, si è allontanata da me e, prostituendosi con la malvagità, si è dimenticata del suo primo amore. L’umanità, tuttavia, è andata crescendo, e dal suo seno sono fuoriusciti, come latte che scorre invadente, sconfinati fratelli di allontanate nazioni.
Adesso, figlio dell’uomo, bada bene a ciò che ho da dirti: cosa dovrei fare io al mio primo amore? Sarai forse tu a giudicare un popolo, saranno forse due fratelli a sottomettersi a quelle nazioni, o non sarà, piuttosto, l’umanità a essere chiamata in giudizio dal suo Dio, Padre, e Signore?
Rivolgi, adesso, la mia parola verso i quattro punti cardinali. Poi baderai a segnarti con il sigillo dei cristiani: la croce. Così glorificherai me nel ricordo del tuo Battesimo, nella mia Passione, Morte e Risurrezione, e nella Santissima Trinità.
Dopo aver aperto mente, labbra e cuore a me, alla mia parola, ebbene, tu dirai così:
Frammenti d’illusione mangiate, blaterando come conviene agli stolti: nessuna meraviglia per la meraviglia. Ma la giustizia, che tanto provoca in voi sdegno e ira, poiché vi da scandalo e vi rende merce da contrabbando, materiale da rapina, adornerà i suoi figli di onore e di gloria. Dagli spalancati cieli il suono acuto di una tromba chiamerà gli uomini a raccolta, ognuno per un giudizio di condanna o di salvezza. Nella valle della folgore si udrà una voce la quale, con la sua supremazia e con la sua inarrestabile potenza, restituirà il mondo ai quattro venti. Verrà aperto un libro e chiunque avrà il suo nome inciso in esso sarà salvo e proclamato eletto dagli eletti. In quel tempo, gli unici a nutrire timore per il Signore saranno gli assassini, i ladri, gli idolatri, gli indovini, gli immorali, i cani e i menzogneri. Questo accadrà perché il popolo che il Signore si è scelto, un resto delle nazioni, non sarà più considerato né popolo né resto dall’Altissimo, ma sua preziosissima eredità. Sì. Il Signore sposerà la sua stessa creatura, la quale diverrà un solo spirito in Dio. Questo si degnerà di fare la destra del Signore, la stessa destra che non smette di compiere prodigi nella manifestazione dell’Onnipotente. Ed Egli, con quello stesso braccio santo, sta già radunando i suoi angeli per inviarli ai quattro angoli della terra. Ecco. Mentre gli empi maturano odio su odio e vendetta su vendetta, una corona di dodici stelle va illuminando la notte nel canto della ritornata tortora per far rifulgere, su quello stesso becco, l’imponente novilunio del mare, con tutto il suo celeste fragore e in ogni suo dominio di bellezza.
Nessuna meraviglia per la meraviglia. Frammenti d’illusione mangiate, dice il Signore, blaterando come conviene agli stolti. Ma la parola del Signore non muta. E nemmeno la destra dell’Altissimo.
(14/01/2025)