Nutritevi di calma, uomini di solida natura, prima che la piaga della secca spirituale vi si alleghi ai denti più vanitosi e già costretti alle spiacevoli arrendevolezze di un lavico palato. Ottusi e stolti, né di un popolo né di un altro, astringete al pugno l’epoca dei soprusi e l’età divorata dai cinghiali. Chi si gonfia di qui e chi si arricchisce di là: governate le passioni dei posteri, forse, o i melodrammi atavici dei vostri corpi? Per quante ore i vostri quadranti appesi al collo delle più scarne vacche dei paesi violenti vorranno possedere – impotenti – le terre martoriate dall’empietà dell’aratro? Ho visto vangatori malmenarsi per un luogo dove già batte il sole. Pochi minuti e nessun lamento più ho udito, nessuna sorpresa: erba secca, avvizzita prima del trapasso compiuto dal mezzogiorno. Avete gustato l’odore dei campi fioriti per l’orfana primavera. Vi siete deliziati e compiaciuti di tutto questo e come vento avete sparso il vostro umano concime su creature innocenti quasi fosse nettare. Tornerete al vostro sterco per saziarvi di superbia, ancora una volta, quella superbia che si eleva alta tra i grugniti e le risaie. Nutritevi di calma, uomini di solida natura, perché appartenete ad un tempo che fa della morìa dei valori il suo principale diritto e della morte malvagia il suo costante precursore. Ombre. Ho visto uomini rallegrarsi a cospetto del buio in presenza dei buoni. Poi tutto è svanito. I miei occhi hanno smarrito gli uomini e ne è stillata rugiada, la spirituale sostanza cantata dagli angeli e che i cieli spalanca.
(14/10/2022)