– Santa Pasqua –
Quest’assenza che i cuori lacera e quasi le menti acceca non trae sostanza da nessun corpo del giorno. Fuggire, quindi, il modo ultimo per non impensierirsi, quasi fossimo sera? E se la notte a venire fosse l’ultima, la definitiva? Avessimo avuto come ragione la lucerna sempre accesa della fede le nostre lamentazioni disperate e i nostri spogli pianti sarebbero stati collocati tra le pagine bruciate dal vento della conoscenza nei mari della vita che si cullano nei porti della speranza. Non ci batteva forte il cuore, le nostre menti non si dipanavano dinanzi alla potenza di nuove similitudini il cui obiettivo primo era quello di donarci nuove patrie colorate e carezze miti come quelle di una sola madre? Tutto abbiamo ignorato. Eppure, il nuovo linguaggio verso le nostre anime ci ha pienamente introdotto verso la verità e il virgulto, tanto atteso, che ci ha travolto il cuore con la sua primordiale assenza, ha lasciato freddo e fermo il nostro sangue. Poi, la redenzione. Questo mistero di nessuna conosciuta specie ci ha finalmente condotti nella vita e in essa ci ha per sempre giustificati. Il fiore che tanto attendavamo è ormai sbocciato, come un aprile che risana l’infermità del nostro essere fino ad esserne frutto e, al tempo, coesistenza di palmi della mano pronti ad attingere, dallo stesso petto, l’amore immenso e straripato proprio di quell’amore, nella voce soave di una madre magnificata in suo figlio nel glorioso abbraccio del padre. E i nostri respiri sono rotti ormai nelle costole del futuro, del presente, e del passato, in un groviglio di gioie che traducono, nel nostro mosso sangue, tutto il significato della tua presenza espansa nell’alleanza ininterrotta dell’eternità.
(16/04/2017)