Da questo ago di memorie sepolte
stillo dolce sangue, abbaia il mondo.
Non alla sua solenne cruna
io renderò respiro.
Piuttosto rimarrò
come in uno stato di vegeta armonia
colonizzato dentro a un’apnea
di cosmogonici amplessi
dal fermentante esistere vasto e primo
per ogni ricorrenza della vita,
per ogni replicato giorno dunque,
oh infamate notti,
e per ogni virginea età
violata dal suo dolore clandestino.
Schiusi, adoranti e schiusi
sono in quest’ora acerba
i miei occhi,
in quest’attimo
preso in prestito
dalle tue labbra profumate di luce
che mi sorridono dentro.
Tu vai tacendoli
dall’imperfezione storica
che mi aggrava d’uomo
con un silenzio che brilla
di quiete incolmabile.
La vita, ancora.
La vita che apprende ad esistermi,
di là delle veglie insonni
e delle sue sabotate stagioni,
adesso mi preme l’anima,
seno ideale della tua casta libertà.
Suggo il nettare così, inconosciuto,
ecco: di un amore infallibile,
che sta già separando dalla polvere
ogni nostro slancio,
questo fuoco che d’irreparabile
visiterà il bentornato giorno
e che con la dissoluta vecchiaia
di una cenere che non ci compete
sterminerà ogni transeunte tenebra.
(20/08/2023)