E non fu ciò che tentammo tantomeno il dolore che pervase delle nostre parole i grembi fertili, rincasando coscienza e vita, slattò l’acino ancor acerbo dei nostri presenti pensieri. Armonia, o armonia che non desti da bere all’assetato né sfamasti al sonno l’affamato, chiamasti, dunque, tutto questo, solamente vento? Chiuderanno le loro gole i giorni al suono delle nostre arpe, al ritorno delle nostre vergini veglie, come l’uscio non spalanca valli alla violenza del passante né la chiave spezza il gemito puro di chi, senza fremere, senza combattere, lotta. Vigilammo e riuscimmo a vigilare. Nel tornare nelle nostre parole, ai loro fertili grembi, ci sentimmo uniti nell’unione di pensieri presenti, acini ormai maturi di quelle mai frante coltivazioni infradiciate dai costanti avventi.
(28/11/2021)