L’ariete immolato e la bilancia
Mi troverò, in quel giorno, innanzi ad ognuno ed ognuno si ritroverà al mio cospetto senza giacca, senza camicia e senza scarpe, pelle che abbrividerà nel palmo dell’angoscia e dell’inquietudine, a lombi scoperti e a gambe nude, infreddolite per la brina del mattino. Uomini e donne da un lato, vecchi e bambini da un altro, le bestie – tutte – dietro, e avanti ad esse un ariete immolato. Argilla, fango e cenere saranno gli elementi cardinali che porrò su di una bilancia sospesa nell’aria avente come fondamenta ferro e bronzo. I suoi tre piatti procureranno il peso della giustizia, il peso della maledizione e il peso del giudizio, infine, che toccherà, in quel giorno, le labbra di ognuno. L’ariete che era stato immolato si alzerà dalla cenere e dal fango presenti sulla superficie di una terra mai calpestata da alcuno. Il suo risveglio richiamerà ogni elemento cardinale a disposizione per la riproduzione di alcuni parametri vitali estemporanei all’uomo. Sul suo capo seviziato spunterà un corno e si moltiplicheranno i suoi occhi per la somma definitiva di sette. Dalle sue zampe insanguinate, forate dai quattro sigilli del riscatto, miriadi di luci, inguardabili ad occhio umano per la redente potenza, riempiranno l’aria e lo spazio muovendo rumori e silenzi, nell’ascensione del suono, ad abbreviati tempi. Le sue due zampe poste davanti al capo saranno ricoperte di oro purissimo, così puro da abbagliare qualsiasi essere in cielo e in terra. Le altre due zampe poste dietro il suo capo, invece, come due balestre e archi avranno lance, spade, dardi e dieci dita al posto degli artigli. Ancora. Dal suo aperto costato si spalancherà dalla terra al cielo un nuovo firmamento dal quale ognuno vedrà guizzare da occidente ad oriente una folgore dal colore non conosciuto. Tale folgore svelerà il suo mistero poiché io stesso la doterò di voce, una voce dal timbro sferico entro la quale vivranno abbracciate la giustizia e il giudizio. La giustizia diverrà fuoco per il fango e acqua per l’argilla mentre il giudizio, infine, avrà il suo luogo nella mia gloriosa forma in tutta la sua potenza. Ecco. In quel giorno si riconoscerà e si glorificherà, ovunque, il mio nome. Gli eletti, pesati sulla bilancia nel seno delle madri, godranno di quella luce, dapprima inguardabile, in comunione perenne ed io stesso sarò la loro eterna gioia come loro la mia. Sarò padre e loro cibo ed essi saranno figli e mio amore. Non vi sarà un resto giacché chi sarà ritenuto colpevole nel giudizio della giustizia affonderà nelle sabbie mobili dello stagno, puniti con la mia maledizione che non conoscerà termine, fine. Aria e zolfo, brina e mattino. Il mio spirito soffia, ormai, sugli ultimi attimi di una storia che ha perduto il suo destino. Un destino senza onore, pace e gloria. Chi è destinato a perire perisca ancora, considerato che è già perito. In verità ogni mia parola è per la mia stessa parola affinché io, il Signore, unico Dio, il Santo e il terribile in battaglia, giuri su me stesso.
(09/09/2022)