Lascia che io possa mirarti
di là del gran giorno,
nei nascenti ordini delle nubi,
degli uragani, delle folgori,
che dirigono
con maestria e sapienza
le orchestre naturali
di ciò che l’occhio umano
con ammonito stupore scruta.
E grappoli di grandine matura
siano l’alimento scarlatto
che fuoriesca dalle coppe
di un cielo insorpassato,
totalmente imbevuto
dall’armonia di quegli elementi
che ti rendono
fenomeno primo del fenomenale
e fenomenale
per i suoi ultimi fenomeni.
Sì. Come una distesa infinita
d’acqua incontaminata
abbia origine da te l’alba
e prim’ancora l’aurora,
tra vorticosi flutti di onde alte,
adesso fredde ed ora già calde,
bollenti,
che non solo per la loro luce
pareggino lo splendore degli astri.
Oh, delizia dello stesso firmamento!
Bellezza che in alcuna bellezza
ritrovi similitudine e simultaneità.
Il bacio caotico del giorno,
come luogo di rinascita e di vittoria,
non altro fa che invocare il tuo nome.
Ed io che ne sono la sua struttura
fuoriesco dalla gradualità
che mi ha reso uomo
affinché in spirito e verità
possa essere,
nell’unico tuo afflato,
l’origine di ciò che in noi mai muterà
e che per noi mai resta uguale:
l’increato creato vivente
del nostro intimo, trasceso esistere.
(31/08/2023)