Sono nelle quieti
che trasaliscono lenti giorni,
indivisi istanti,
aldilà dei bagliori sintetici
di questi densi
quanto artificiali anni.
Tu li sottendi
balenando melodiosi orizzonti
tra i punti estremi
delle nostre inguardabili
mete focali
interlacciate alla realtà prossima
col solo ausilio
della nostra azzurra sete,
anelante,
che nessun algoritmo umano
potrebbe calcolare mai.
A bandirla,
a sopprimerla,
a estinguerla.
Questo il malevolo accenno,
il perverso obiettivo
della matematica terrestre.
A custodirla,
a seminarla,
a effonderla.
Quale fonte di ratio pura,
di fine perfetto,
eleva dai suoi rivi bollenti
le nostre anime asperse,
inumidite
sin nella loro più misterica radice,
per farle unire
ai vertici della parola
dal doppio taglio,
alle fluide consonanze
dal suono netto e trascendente.
Come tacerti,
in quale metrica sostanza
potrei nasconderti,
pur se lo volessi,
se tu le sovrasti tutte
col mio stesso pensiero,
con la mia innata pulsazione
che va concependo un io in noi,
un tu in me?
Amore.
E ricominciare nuovi,
dagli indivisi giorni
e dai più lenti istanti,
tra le cicatrici di un mondo
che più non spera
perché più non crede,
realtà prossima di un sentimento
che si dimena e sanguina,
trasalendo quieti
tra melodiosi orizzonti,
aldilà dei bagliori sintetici
di questi densi
quanto artificiali anni.
Interlacciati e trasmutati,
tra i punti estremi
delle nostre inguardabili
mete focali,
col solo ausilio
della nostra azzurra sete,
anelante.
(26/04/2024)