“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo
che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora
il discepolo l’accolse con sé.” (Gv 19, 1-42)
Donna, perché piangi?
Nei miei occhi, dei suoi,
porto l’ultimo candore
della tua prossima estate.
Da quassù, nella verità,
vedo sfiorire il tuo dolore,
ma questo non lo puoi accettare,
come io posso comprendere la pienezza tua.
Cielo, vestimi della tua luce.
Luce, ecco la tua generazione.
Vetta che cerca la sua vera quercia
nella via dove alcuna foglia mai cadrà.
La vittoria della vita è ricoperta
dal mio corpo disassuefatto d’esistenza.
La sua bandiera è il mio drappo,
i miei piedi e le mie mani le sue tese ali.
Il cielo si squarcia di luce sulle mie livide labbra
con un sapore indicibile che cerca la mia generazione
finché, al tempo, il tempo non verrà più consolato,
concepito dalle mie parole che non passeranno mai.
Figlio del mio volto, nei tuoi occhi bollenti
sventola la bandiera della nostra estate.
Figlio delle mie piaghe, nei tuoi occhi bagnati
porto l’ultimo candore di quelle stesse mie ali.
(02/10/2018)