Avverto con sofferenza di sentimento di portare dentro di me come una vostra creatura e ne provo, sempre di più, le doglie del parto. Carissimi, non vi lasciate sedurre da teorie strambe, da dottrine che sorgono come identificazioni melliflue o, peggio ancora, dai vaneggiamenti di una filosofia che mette al centro della questione solo e sempre se stessa dimenticandosi di trattare la verità come caposaldo della sua ragione d’esistere, defilandone i tratti e scostando l’uomo dal suo benefico sapere. La verità, fratelli, è una sola e sempre. Essa proviene da Dio e in quanto tale la verità dunque è Dio. E siccome il mondo è stato fatto da Dio, nel quale tutte le cose consistono, Egli si è voluto fare da garante per la sua verità, ovvero di se stesso (pur non esistendo in Lui necessità di alcun genere) ed ha creato l’uomo, questo resto della sua idea di libertà, questo vermiciattolo da crescere sin da subito da larva del creato a conoscenza e sensibilità affinché il suo disegno di amore giungesse alla Sua Pienezza. Ed in principio, dunque, Dio stabilì queste cose ponendo poi, in capo all’uomo, la sua corona di alleanza come progetto di perpetua collaborazione con il creato stesso, anteponendo ad esso la sua creatura. In principio, dunque in quel sempre, la verità bastava in sé a sé. Non occorre, oggi, scrutare tra le vicissitudini del mondo per imbruttirci di una storia che prende il suo nome dall’uomo e dalle sue vicissitudini. La verità è che Dio, nel suo inconcepibile pathos, ha deciso di discendere dall’uomo per quella promessa fatta in origine, per garantire la verità all’uomo affinché l’uomo potesse garantirsi in Lui. E tutto ciò non è da considerarsi frutto di un’alleanza stipulata con i nostri padri poiché egli è disceso in una dimensione altera per farsi servo della stessa realtà partecipe e convivendo con essa il dramma dell’esistere. La verità non mente. Essa si è fatta ultima per farsi beffeggiare, per farsi oltraggiare, per subire il supplizio peggiore pur di rimanere garante in sé stessa e fedele a Dio, all’uomo. Emanazione del costante e inaccessibile anelito divino, oltre ad essere una ha mostrato in sé la via, una; e lei che è la vita è di-scesa fino al baratro dell’esistenza-annullamento per darci la vita stessa, ovvero noi siamo la verità. Se accettiamo di essere, senza alcun compromesso con la dimensione in cui questa esistenza si esprime, compartecipi della realtà visibile in attesa di meritarci la comunione eterna con Dio in quella invisibile, possiamo già esultare, o fratelli, giacché siamo noi quella Pienezza in cui Dio ha posto il suo compiacimento. E questa è una certezza per il nostro cuore il quale, pur assaporando il male su questa terra ovunque martoriata e vittima di un costante supplizio, ci vuole far esordire con le parole più belle con le quali oggi, in questo esilio di sofferenza e di prova, l’uomo può e deve giubilare: “Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”. La meraviglia. E che cosa sarebbero le meraviglie se non noi, fratelli, che siamo anche la verità, la verità che è una e che appartiene ad ogni vivente! Orsù, esortiamoci sempre più spesso l’un l’altro a riguardo benedicendoci a vicenda e lasciando al male il male per dare al bene il bene. Nessuno è solo. Chi crede di esserlo, chi si sente in tale condizione faccia lo stesso. Benedica l’altro e poi la sua persona, riflesso della sua immagine. La pace sia la certezza che guidi ogni speranza verso la nostra luce piena.
(12/01/2023)