Lettera al popolo della umanità
Non ai sovrani né ai potenti. Al popolo della umanità che in pace vorrebbe risiedere: amore, misericordia e benedizione. Affinché abbiate piena fiducia nella parola che vi si rivela e che a prezzo, talvolta, anche di prezioso sangue essa vi è rivolta abbisogna in tutto e per tutti che trovi compiacimento così come conviene sì da ottenerne, nei tempi prestabiliti dalla legge altissima che la promulga, netto e pieno compimento. Abbiate dunque fiducia, sempre, non tanto nell’esposizione, nella estrapolazione cosiddetta e vera degli elementi stessi che la precedono o/e che la compongono giacché la proforma umana è caduca e, talvolta, involontariamente dolorosa rispetto al contenuto stesso della parola così superiore e inaccessibile da lasciare, in talaltre circostanze, una forma di turbamento benigno suscitante una carità di atipico stupore. La rivelazione che qui si pone come cardine assoluto e come chiave maestra della sola porta per ora inaccessibile all’intuito intellettivo, derivante esclusivamente da una mente umana così fallace per indurre l’occhio a vedere e la mano a toccare, non riguarda accadimenti che preservano la coscienza fenomenale dei tempi futuri, a venire. L’avvenire, infatti, è un rigurgito del presente elevato a variabili incostanti generate in un moltiplicarsi di passato, di prescrizioni storiche mai seguitate da una giusta osservanza dai temporali soggetti di cui per questo mondo ne fanno, a pieno collasso della giustizia travalicante l’uomo, il demerito delle tiepide veci. Oh se solo fossero state gelide o bollenti, avrebbero di sicuro salvato ciò che di salvabile ancora c’è. Ma costoro hanno preferito il mare nullo della prevaricazione, anzitutto, conducendo i traghettati sulla ferma terra ad un naufragio senza tregua e soprattutto senza alcuna speranza di orizzonti. Dunque è giunta a voi l’opera della salvezza per mezzo della parola che perviene all’uomo per mezzo dell’uomo al quale si da comando per causa della stessa parola, la sola e l’unica, la vera, grazie alla giustizia enucleata dalla rivelazione. Questa deve raggiungere il cuore avverso e/o affaticato di ognuno, di coloro i quali non si sentono chiamati e da tutti quelli che si oppongono alla stessa ritenendosi semplicemente altri o di altri. Bene. Chiarire ora quale mistero si è avvicinato all’uomo è cosa limpida e chiara, nuda e sincera. Degna di ascolto, degna di fiducia e degna di rispetto. Svelarlo equivale a co-stringere l’umanità tutta nello stesso amplesso, primordio di un archetipico albore d’esistenze, sino a renderla partecipe, l’una dentro se stessa, nella molteplicità che rende triplice e unico l’afflato che sta per dimorarle nella funzione partecipativa della nuova e definitiva generazione di gioia incarnata, di felicità inoltrata alle altezze delle speranze sopravvissute agli olocausti di chi della terra, ancora per un tempo previsto da chi del tempo ne promulga la sua sembianza, ne fa le orride veci. Non più cardine adesso, non più chiave, né intelletto alcuno, né schiava mente. Ciò che mano non toccò e che occhio non vide si sta rivelando in noi. Badate bene. In noi. Questa è per tutti la grande rivelazione. Che il velo dalla nostra carne sta per essere sollevato e che, dunque, il libro della vita sta per essere dissigillato. Quale amore, quale perfetta sintesi della parola troverà compimento in ogni essere umano quando si udranno i nomi, uno dopo l’altro, e tali nomi formeranno un solo spirito in chi ci ha chiamati, destinati, voluti, creati. Questa la voce. Beati coloro che vorranno accoglierla dopo averla saputa ascoltare. Siate in pace gli uni con gli altri e l’amore si colmi nei vostri cuori.
(14/03/2022)