Lettera nel nome della luce

Miei carissimi, pace, gioia, salvezza e benedizione su tutti voi. Contro ogni umana discordia fissiamo lo sguardo in alto, protesi al tempo che verrà secondo gli avvenimenti predetti e da consumarsi a debito tempo nelle regioni di ogni cuore, di là dalle intenzioni assoggettate ai dipartimenti della carne e alle province della passione. Non lasciamo che il buio, nel suo aggressivo regresso, faccia di noi tutti un’epoca straniera, effimera e, altresì, suddita del suo ignobile potere imperiale. Oh, fratelli! Siamo, è vero, sotto il dominio delle tenebre, non è negabile questa realtà che, tuttavia, da sempre si interpone alle sue medesime avversità attraverso il fallace controllo del genere, spesso trucidato ciononostante da sacrifici di massa. Non essendo eruditi per ciò che riguarda le branche svariate e della desolazione piena e di facili, felici promesse deportate col favore delle più ignobili, terrene ricchezze dobbiamo, ed è una esortazione che vuole scalzare l’inganno delle tante dottrine fasulle che oggi deviano la costanza della vera fede, fare di noi strumenti vivi, lucerne pronte ad accogliere la luce che non tarderà nel manifestarsi ad ogni essere vivente nella sua ultima epifania terrestre. Fino alla liquefazione, finanche al totale dono di se per l’altro, i nostri occhi debbono essere illuminati sin da subito da questa luce che già possediamo per elezione e grazia, per estinguere le scoscese valli del buio affinché coloro che vagano per mezzo di esso all’ombra della morte trovino ristoro per i loro passi e una via sicura per il loro nuovo cammino. Ed ecco. I dipartimenti, le province, le epoche, le regioni: parricidi e matricidi che non avranno più luogo in luogo stesso di un solo e immenso governamento, atteso da ogni storia, per l’edificazione della città ove saremo unti dall’amore e uniti in Cristo, luce viva d’un’unica nazione.

(02/02/2022)