Lettera vivente di una speranza in dono

Miei cari, in cui presto albeggerà pace, amore e comunione, allietiamoci per questo figlio del nostro passato, il giorno nuovo. Membro eletto della creazione, fu sin da principio insufflato nell’opera dei moderni avvenimenti sottoposti alla caducità della terra, della carne, della materia tutta, affinché di luce fossimo ricoperti nel nostro tempo, destinato pur esso alla corruzione delle stesse tenebre. Chi è tra di noi, dunque, quell’uomo che non è mai stato giudicato dalla propria coscienza in ottemperanza dei propri errori? Eppure ogni follia, ogni divisione, ogni passiva fomentazione, non sono conseguenza diretta della legge? In questo siamo, dunque, tutti testimoni e non, tuttavia, colpevoli. Quel che possiamo addurre, o cari, alle nostre sopportazioni, è la progressività consapevole della sana costruzione dell’edificio pazientale, affinché il dolore apportato alle nostre anime, che pure soffrono la loro separazione momentanea dal vincolo che le unisce a questi nostri corpi abitati dalle loro virtù innate, sia misurato e agonizzante al giogo dell’amore, poiché è questo a farci soffrire ancor di più per la violenza che noi stessi siamo chiamati a esercitare verso la via che porta alla verità, alla gioia promessa, alla futura speranza concludentesi a vita. Si, miei cari. Tutti, senza distinzione di razza, di etnia, di orientamento, di discendenza e di convinzione, dobbiamo apportare il dono della benigna consapevolezza non tanto alla ragione, che nulla stringe se non per volontà delle nostre miserie intellettuali, quanto alla nostra stessa esistenza che non è stata destinata giammai alla perdizione ma alla fioritura. E quando vivremo finalmente la liberazione definitiva dalle nostre urne di cenere e polvere, dai nostri sepolcri umani e benedetti, ben sapremo che siamo stati l’uno dono per l’altro.

(26/01/2022)