L’immensa immensità

«Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce.

Come quando uno fugge davanti al leone e s’imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde.

Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del Signore, e oscurità senza splendore alcuno?»

(Am 5, 18-20)

Entro me, l’accaduto spoglio,

non è che un segno estremo del nuovo istante

come avviene per i cerimoniali da battaglia.

La mia umanità si sperde nel nome che più mi contiene,

nulla di reprensibile ad occhi vigili, a orecchie sveglie.

Come io andai non a tutti è lecito d’intendere.

Del mio ritorno, nemmeno a me sarebbe dato di sapere,

o almeno così tradotto ha il tempo.

Vi bagnerete, un giorno, nelle mie parole,

le stesse che in tanti hanno calpestato con i denti

e con i cuori macerati dalla polvere.

Io, erede di me stesso, ho dato spirito alla voce,

voce allo spirito, ho principiato il compiuto,

e compiuto il principio.

Immerso di bianco, con l’arco alla mia destra,

cavalco me stesso verso l’immensa immensità

col seno immacolato agli occhi, schiusi nel celeste velo.

(29/04/2020)