L’imprevedibilità sincronica del caos



Ecco, io lo vedo.
Apre i suoi battenti,
le ante delle sue ampie acque
sono violentate dal vento,
la terra è il fermento
della suppletiva sopravvivenza di chi,
nell’agitata percossa della carestia prossima
e in progressione simmetrica,
già la abita.
E tu,
tu che desti i monti taciturni
e fai brillare col tuo sguardo le colline,
hai desiderato che su di me
scendesse non un torpore
tra le mie labbra indelicate
bensì una voce da discepolo,
rendendo il mio freddo volto
ad immagine della tua somiglianza
e la mia lingua,
la mia lingua acuminata più d’una lancia.
Odo, ecco.
E ascolto le isole impaurire fronte buio,
d’un buio caldo e indeterminato
come un tempo logorato
dalla furia estesa dei lamenti smorti
irti dalle grevi, interrotte favole dei mari.
E odo i paesaggi brulli,
privi di una simpatia umana,
maledire la povertà natìa e indolenzita
delle già lebbrose anime.
E tu,
tu che lasci giacere l’uomo nella polvere
per farlo poi rialzare in un innescato giardino
mosso soltanto
dall’abbondanza fertile delle sue lacrime,
tu che col tuo solo sguardo
lasci immergere l’aritmia del tuono
nel dormiveglia delle aquile,
hai conquistato tutto ciò che in me
si riconduce a vita,
ad essere,
ed io,
io mi sono lasciato possedere
da questo anelito
di estrema conoscenza superiore,
dall’inaudita bellezza
che il cuore della tua creatura
esalta e libera da ogni forma di male
e da qualsivoglia substrato
di sudditanza antropologica
che non conduce alla sintesi eccellente
dei tuoi pensieri.
Oh la perfezione,
questo genoma aureo dalla eclisse ellittica
che conduce alla beatitudine delle semplicità!
Ecco,
io vivo il verbo che,
da unito all’unità,
senza scindere se stesso,
si pone ai limiti della condizione universale
per poter interferire
nella porzione limitante dell’intelletto
disanimato dal fattore percettivo
che monade investe
attraverso tutte le infanzie atemporali
in concomitanti similitudini
sigillanti le congiunzioni dello spirito
e le indecifrabili eleggibilità dei suoi fenomeni
nelle facoltà di una parola
che domina sul reattore di ogni volontà increata
e sulla potenza estensiva e perimetrale
dell’imprevedibilità sincronica del caos.

(12/03/2022)