Sepolti.
Occhi e mani,
a morsi e a morsi.
Guarda.
Ancora un poco
e non li vedrò più.
Ancora un altro po’
e non li riconoscerai.
Non abbeverarti
presso la fonte
dei loro dolori,
su chi c’è, chi non c’è,
poiché tanta indisciplinata bava
scorre già
lungo il fiume mai nato,
aborto sospeso
tra il sottoterra e la melma,
a guado.
E sepolta
è pure la loro lingua,
insalivata e ulcerosa,
a fiotti e a fiotti.
Un po’ ancora
e non udrai più
le bestemmie incestate
nelle loro bastarde battaglie.
Un poco ancora
e più non stoglierò
il mio siccitoso volere
dalla misera combutta
di quel losco
digrignar di denti,
da palato in palato.
Non snudare
il tuo lucignolo
sulla raccomodata soglia
di un’alba che tarda,
sicché tu non abbia
a terminare l’olio
della mia lampada.
È luce che c’è.
Su chi c’è ma non c’è
sorge lo sghembo ghigno,
non più interrato,
della stessa loro tenebra
chiamata per errore
mio riposo
e mio languido sospiro,
figlia adultera e omicida
di una lunga veglia di sangue
chiamata con orrore
mia signora
e mia prostituta compagna.
Dirigi, adesso,
i tuoi occhi e le tue mani
verso la mezza notte
che io ti ho lasciato incontrare
e mangiane gli astri finti,
truccati a morte fuori
e putridi, spenti dentro,
a morsi e a morsi.
Poi,
sempre con il viso coperto
e rivolto a occidente,
strappa queste mie parole
dalla piena del tuo cuore
e incidile su quel fiume mancato,
aborto sospeso
tra la melma e il sottoterra,
a fiotti e a fiotti.
Ribelle il loro vanto,
come pregiudicati
ne sono i ventri e i petti,
ecco la cena che li attende
nell’indorato piatto
della mia prossima domenica.
Una disperata fame di esistenza,
di prossimità alla vita,
sui tavoli raccomodati
dai rimpianti e dai rimorsi,
a morsi e a morsi.
E me ne scendo taciturno,
a guado e a nudi piedi,
approvato dal volere del mio Pastore,
col suo vincastro tra le mani
e pascendo le sue pecore
poiché mi ama,
perché lo amo,
certo di contemplare
le sue acque tranquille
nella sua meravigliosa terra
dopo aver visto una mandria,
udito dei porci,
e infine parlato,
tra cielo e melma,
con il dito del Signore del mio Signore
il quale «lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa».
(27/08/2022)