Non è un trascorso dal volto d’uomo quello in cui ci si crede di imbattere. Fosse così avrebbe più spazio, per tutti coloro che vi sperano, una dimensione altra con ineffabile capacità d’interscambio della parola con l’entità creatrice che fin qui, collocando il cosiddetto frutto della riflessione, lo ha puranche prestabilito. È, nella sua disciplinata semplicità, l’acme della convinzione dei tempi tutt’ancora da succedere, lo squarcio incandescente della verità che nelle discrepanze dell’essere dimorerà nelle viscere del nuovo con la mia voce.
(19/12/2021)