Lungo i fiumi di Babilonia contemplammo le Tue meraviglie
(Sal (136) 137; Is 26)
Deportati nel pensiero, per allietare i loro calici e moltiplicare le loro perversioni, ci chiesero di cantare ciò che amavamo. Non avremmo mai potuto alzare inni ma lamenti su quelle silenti e infami prigionie straniere, nascoste, vili, omicide, ma nemmeno quelli osammo dirigere coi nostri cuori poiché noi stessi avremmo compiuto ciò che è male agli occhi del nostro Signore. Così furono i silenzi ad essere intonati nella storia di quei popoli malvagi, di quelle generazioni corrotte fino al midollo della figliolanza, pronti a vendere i propri congiunti per il piacere di un istante, a prostituirsi dunque, a intingere da quei loro calici sangue innocente per un interesse parente di un altro interesse, talvolta pure vedovo. Ma il Signore penetrò i nostri pensieri e ai nostri silenzi diede pace, vitalità, salvezza. E così vedemmo la gloria, gloria di una potente Nazione di cui portavamo noi stessi il suo nome. Ci riscattò dall’oppressione dei potenti e vedemmo sfiorire i loro campi di sangue, frutto dei nostri martiri. Li ridusse ad erba della sera che al mattino non si sa da donde nasce ustionata dalla furia del sole. Noi, umiliati e offesi dai nemici, provati dal Signore, non ci allontanammo dai suoi giudizi e dal suo volere, confidando in Lui e detestando la vita fino a morire pur di non tradire il Suo nome. Credemmo di partorire amore. Era soltanto vento e noi calpestammo coi nostri passi la Via che ci era stata donata. Ma ecco. Siamo stati riscattati a prezzo di sangue purissimo. La Nazione è cresciuta. Il seno è pronto. Le vergini si allietano nella loro integrità per i calici che traboccheranno di vita. Popolo mio, dice il Signore. Va’ ed entra nei tuoi possessi. Non uscire. Sii come la donna che tornando a casa chiude le porte, le finestre, che poi si reca nella propria stanza e che a me si rivolge con incondizionata fede, con illuminato abbandono. Resta, mia Nazione, per un po’ nella tua dimora. Poiché io sto per compiere la giustizia. I popoli che hanno devastato saranno devastati e le loro abominazioni saranno la vergogna di questo mondo, finché questo mondo esisterà. E tu, che di me hai avuto timore e che ai tuoi figli hai insegnato, grazie ad esso, conoscenza e sapienza, sarai mia Figlia in eterno ed io per te non sarò più tuo Signore. Partorirai un mio Germoglio ed io vi sarò Padre.
(03/08/2021)