Non morimmo con agli occhi la pace che ci strappò il mondo bensì con il mondo agli occhi che ci strappò la pace. Forse, anche se potrebbe apparire confuso e rinunciabile questo nostro dire, affermato da ciò che fu suffragato in ogni nostro fare, demmo passaggio al passaggio, che noi stessi aprimmo, affinché non fossimo soltanto parole né tantomeno segni da rimarcare e stabilire per coloro che avrebbero percorso la via della cosiddetta speranza. Una speranza
in grado di evadere dai meccanismi morali
che l’uomo dapprincipio ha posto
come fondamenta della sua pluralità,
sempreché ne recepisse l’umiltà e il vanto
della prosecuzione degli eventi
e delle logiche indifferibili alla coscienza,
alle dinamiche della memoria.
Violenza dunque,
una violenza così avviluppata
negli strali degli antecedenti corpi,
negli organi sensibili della volontà,
affinché si avverasse
ciò che la voce sapiente mai tacque.
E il cielo non reagì a tale certezza ma,
anzi, spalancò la sua promessa
devastato dalla nostra pazienza,
da quella fiducia indenne
che non per umane opere meritammo, no.
La vittoria della vita piacque al Signore, nostro Dio,
che per mezzo del sacrificio del Figlio suo
condannò la prigionia terrena in favore della eterna libertà.
(02/11/2021)