Nel bacio del tuo bacio inconcepibile
E se si arrestasse la luce
sulle tue labbra, sul tuo volto?
Tu diverresti
sempre uguale ad essa ed io,
io errerei lontano da noi,
verso le profonde baie
dell’incomprensibile.
Ma il tempo
non dona spazi di perpetuità
nemmeno alle gioie umane
più ineffabili:
non compete, infatti,
non compete ad esso
di elargire la sostanza
che ci vuole l’altro nell’uno,
l’uno nell’altro,
a sfavore perfino dell’immota quiete,
della realtà altrove.
Che giova all’uomo
la differenza d’esser simili?
Noi.
Uniti come la vite al tralcio,
stillati come acqua
col solo scopo di baciare la terra,
la stessa che ricrea in me
peso, gravità,
nel lento traboccare dei giorni
entro il quale
passeggiano ora e ancora
le nostre anime mai sazie di loro,
dome solo
nell’abbraccio primo ultimo dell’amore,
il vivente.
Sia la luce, dunque,
sia la luce
la porta di quello spazio
inconosciuto e atteso,
atteso e generato.
Sì. Perché se siamo l’altro nell’uno,
l’uno nell’altro, lo dobbiamo
al seno stesso della luce
che ci ha così voluti,
e che così ci ha generati.
E se le mie labbra
si arrestassero sulle tue labbra,
sul tuo volto?
Tu diverresti
sempre uguale al mio volto,
sulle mie labbra,
ed io, io mi rivelerei
per ciò che in te già sono.
Un eterno bacio,
nel bacio del tuo bacio inconcepibile.
(23/05/2024)