Nel prolifero silenzio di un silenzio gravido, fecondo

Oh, corpo!
Per chi, o per cosa,
ancora gemi –
se posseduto dal respiro –
e ferocemente lotti?
Dì, per il mondo?
Catturandone l’appartenenza
vai, così, dimostrandoti alle tenebre,
chiasso che non vede, non parla, non ascolta.

Corpo. Legaccio d’una carne
che di sangue, sporco,
uscisti dalla terra,
tra i cieli ancora informi
e sotto acqua, tanta acqua,
e che, sporco di corpo,
tra i cieli non più informi –
sangue
tornerai alla terra,
legaccio d’una carne – sciolto -,
sopra acqua, tanta acqua: mondo.
Dì: per cosa, ferocemente, lotti e gemi
o, ancora, chi,
chi ti geme ferocemente e lotta
se non il respiro posseduto –
nel prolifero silenzio
di un silenzio gravido, fecondo –
dall’anima, membra e capo
di un’aurea veste che più non indossi?

Oh, anima! Si sostanzia e si dimostra
in questa gravida presenza, feconda,
che nel bacio del suo bacio
t’è stata sì negata, corpo,
fedele, lei,
e più forte del tuo sterile chiasso,
mondo.
Chiasso che nemmeno la morte,
la tua prolifera morte, pur volendo, domani,
col suo mondo di corpo,
potrà più partorire, né divezzare, così,
per immolarlo alle tenebre.

(23/10/2024)