Nel riassettarsi alle congiunzioni del Vero e del Vivente

“Cercate nel libro del Signore e leggete:
nessuno di essi vi manca,
l’uno non deve attendere l’altro,
poiché la bocca del Signore lo ha comandato
e il suo spirito li raduna.
Egli ha gettato per loro la sorte,
la sua mano ha diviso per loro la terra con la corda:
la possederanno per sempre,
la abiteranno di generazione in generazione.”

(Is 34, 16-17)

Della rondine prematura splende l’argenteo becco,
il suo aleggiare consanguineo illividisce di vetro l’aria:
cos’hai tu da infervorirti, o lago, miniera di veleno,
adultera bocca di quell’infero umanitario
che vuole in su, in su l’opposta rosa,
per i suoi malefici più feroci?
E spande il cielo,
trasmutato nel suo mediorientale squarcio,
il suo eterno bacio sugli innocenti pascoli
di una terra divenuta straniera perfino a se stessa
e matrigna, ormai, di un vello adamitico
torchiato con la governante infamia
della inviperita bava satanica.
Oh, il marchio! Il chip! La firma della scimmia!
Sarà la conoscenza ultima e beata,
questo albero dai mille e mille mondi,
a irrigare ogni giardino scolorito
con la linfa pura della superna Bellezza.
Adagio, sui suoi rami,
si sazierà del vento che brilla nelle sue pupille immacolate
la prematura rondine cui splende l’argenteo becco.
E così l’aria, pigiata da quel frutto che più non cede
e dimorante sull’elevata vetta del monte dalle sette anime,
scotterà d’amore, per volontà primeva della buona notizia,
nel riassettarsi alle congiunzioni del Vero e del Vivente,
nell’inguardabile nome dell’Onnipotente Spirito.

(25/01/2024)