Nel solstizio delle slacciate orbite carnee

A quale inverno fummo chiamati, lo dica la neve che scende verso i dirupi sbalorditi delle valli e per noi ne fa memoria. I nostri cuori bramanti lattei ritorni, esclamazioni definitive di un asimmetrico pulsare: giacemmo entrambi nel sonno delle vipere per consolare la nidiata delle attese colombe sui covi eterei dimenticati dai cacciatori di corvi. Finché la nostra pelle, come squama baciata dall’acqua, rifletté il doppio strato di una luce che sino ad allora credevamo svanita, estinta dalla nostra pressante speranza di essere totalità di una terra unita come vite feconda alle natività celesti. Ed ecco. La notte si allontana dagli occhi ancora trepidi e silenti nel solstizio delle slacciate orbite carnee mentre a unti cieli recedono le tenebre.

(05/12/2022)