Incontesa, deflazionata: ciò che promana in sì lavico sguardo è gioia, un raffrescamento che, tuttavia, aggiorna i miei passi sulla sospensione geografica dei congestionati fenomeni. È la parola, masticante e innata, che scuote i cieli ancora schiusi tra le mie labbra inverse solidificandone l’ampiezza e la ridefinita massa del suono per riabilitare, concentrandola, l’instabilità del calore umano sperso nel savio disgregamento delle mutualità emotive intromesse, perlopiù, negli atri sensibili dei lochi corporei. E le terre, i moti, gli accadimenti: tutto è ricondotto a spazi d’aria nella ballata del primo bacio di luce trasfigurante noi per la decompressa durata dei tempi.
(21/06/2022)