Nell’undecimo mese del ventiquattresimo anno della duemillesima età, alla terza ora mattutina del quinto giorno del mese, la parola dell’Altissimo, mio Dio e mio Signore, è scesa su di me, come virgineo fiore d’una storia già scritta, in questi termini:
Col ditale d’argento andate inserendo il filo, il filo di piombo calibro pietra coltivato tra un whisky di contrabbando e una fucileria da soprassalto, vivendovi con edotta empietà, figlia di un morbo mai sazio che fondamento suo trae dalle folli schegge progressiste che feriscono con perpetuo moto i due volti asimmetrici della vostra fatua dottrina dell’opporsi e del governare.
Strano. Questa notte sembra una pentola, una pentola senza coperchio che bolle, ribolle, e le pietanze che vi si stanno consumando dentro sono le ossa di un popolo che non comprende la dinamica del grande imbroglio destabilizzato in larga specie dalla scala invertita del terrore e del funesto. Strisciano scimmie nel grugnito dei cinghiali, questa notte, questa notte strana, fuggiasca e incensurata, evasa tra generali stupori da decine e decine di stelle. Io mi vivo la vita che si vive: dalla pentola evapora una nuvolaglia gassosa in forma di slogan. E, udendola, milioni e milioni di cervelli, d’un tratto, non sono più scettici. Così, affratellati dal diverso, vanno mescolandosi anch’essi a questa notte, in questa strana notte che rassomiglia a una pentola.
Ma ecco.
Dio Padre, il solo Onnipotente, il cui nome è Terribile tra le nazioni, così parla a coloro che, pur intendendo, ostruiscono l’altrui ascolto e infieriscono sul popolo che non a loro appartiene e, ancora, il suo furioso sdegno versa su coloro i quali con perversa discriminazione hanno dimenticato la propria origine, soffio che va’ e che più non ritorna:
Chi ha orecchi per intendere ascolti, adesso.
Chi saprà inserire più velocemente, col ditale d’argento al dito, nella cruna del fiato nero il filo di piombo calibro pietra tesserà l’ordito e broglierà la trama dell’ultimo abito di questo pervertito mondo il quale chiederà, feroce, asilo presso quelle decine e decine di stelle. Ma ciò, con indottrinata giustizia, gli sarà negato tra lo stupore generale. Adesso potreste, forse, pensare: noi siamo la pentola. Se pure accadesse ciò, che c’importa? In fondo, in fondo a noi, giacciono le ossa.
Dice il Signore:
Siccome avete fatto di questo mondo il vostro affare più losco e lo avete contaminato, offeso, dilaniato, attraverso l’uso improprio della scienza, invertendo i lumi della ragione, i sessi, la natura delle cose, utilizzando senza coscienza alcuna l’uso della forza, falciando numerosi popoli con la vigliaccheria più grande che vi ammaestra, la guerra, macchiandovi fin dentro le vostre case di delitti efferati come parricidi, matricidi, fratricidi, genocidi, mostrandovi assassini dunque, e ancora ladri, false guide, infedeli, adùlteri, violenti, impotenti quindi, impotenti nel governare ancora la propria esistenza, irriverenti nel non riconoscerla come dono ma come frutto del peccato o della casualità, condannando e non giustificando, deificando così la morte preferendola alla vita, mentendo amore all’amore e facendolo con l’astuzia di chi vi è padrigno, il principe di questo mondo, aborto di un cielo che piange il vostro quotidiano aborto. Ma avanti a tutto idolatri, idolatri senza pari, che con la concupiscenza andate alterando le purità e le innocenze, modificando così l’azione delle tenebre, l’esecuzione stessa dei tempi, fenomeno che più non vi nasconde, ecco,
dice il Signore:
Io farò di voi come le ossa che bollono e ribollono in quella pentola, una pentola priva di coperchio perché a ben sigillarla saranno milioni e milioni di cervelli, affratellati dal diverso, non più scettici. E questa notte strana, strana come la pentola che sta sui due fuochi, la renderò fuggiasca e incensurata tra le vostre anime malate che hanno colmato la misura. Acquei. I vostri acquei pensieri, saranno loro a rompere quei sigilli. Oggi avrete il volto duro con la lingua di bronzo per continuare a impoverire la terra, privandola di valori e di dignità. E vi vendicherete dei vostri fratelli, che per interesse illegittimo considerate nemici. Spargerete sangue, sì. Ma il sangue innocente già vi urla nel cervello. Domani, quando vagherete come tanti pensieri di Caino, vi renderò muta la terra e cieco il sole, e perfino il mare assorderò così che il vostro lamento resti figlio unico delle ultime tenebre. Voi vi siete ingrassati per l’ultima ora. E di certo questa non sarà quella della mia Misericordia!
Ruggisce il leone. Chi non tremerà?
Oh Signore, hai messo nella mia bocca le tue parole! Ed io, come una pentola dai tre manici bollenti, ripieno del tuo sdegno, come potrò mai tacere?
Oh Altissimo, il cui nome è Terribile tra le nazioni!
Ascoltami, te ne prego. Come potrà resistere allo Sterminatore il popolo che ti sei scelto, quel resto che hai così a cuore? È tanto piccolo. Ascoltami, te ne prego. Quanto meno possa, la tua estenuata eredità, il popolo che ti sei scelto, germogliare nel propizio, in quel tempo da te stabilito, come primizia a te gradita e cara.
Oh Dio, tra tutti i re tu sei l’Onnipotente: chi potrebbe mai contestare il tuo operato o contraddire la tua parola? E che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Il tuo Nome, o Signore. Si adempia ogni tua volontà nel tuo Nome, o Eterno. Questo avvenga affinché siano svelati i Misteri del tuo Regno ad ogni uomo e perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Ogni vivente dica: e così sia.
E così sia.
(05/11/2024)