Nella genesi inoltrata del nostro plurimo ritrovarci

È per lo scambievole ritrovarci,
compresenti di uno spazio
mirante altre specie di spazialità,
che siamo diventati
come principianti onde,
emersi flutti
di un mare incontaminato
che si ciba
del nostro inazzurrato amplesso
affinché non abbia mai fine
il suo moto,
la sua favola di ricognizione,
la sua eterna abbondanza.

Estranei ad ogni anomalia elementare
succeduta per la regola terrestre
palpitiamo con il nostro
coriaceo e gemellare linguaggio
nel magma umano
dell’indispensabile concepire tempo.

Nessuna barriera
né alcuna distanza
potranno inclinare mai
la luce pigiata e misturata
nel nostro petto
che sentimento e presentimento acclama
nel prologo dei nostri giorni,
alla foce
del nostro disseminato esistere,
quando la realtà contumace
la ragione assale.

Rivoli gonfiati dalla fonte al bacino,
ecco: come clamorosi fiumi
straripiamo nel nostro fare mezzogiorno
sguarnendo la fioccata notte
delle smorte ombre
ad accecate tenebre.

È la vibrazione della conoscenza
ad alimentare il fuoco
di un’esondata gioia
nella genesi inoltrata
del nostro plurimo ritrovarci.
Noi con noi,
spiriti che si equivalgono
appena battezzati dallo stupore
nella proba rincorsa dell’alba,
come due essenti cantati dalla bellezza
che ci osserva indomita e che mai si placa.

(09/08/2023)