Nella meraviglia della umana cecità
Poiché avete fatto di una guerra
il vostro lurido spettacolo
io farò del vostro spettacolo
una lurida guerra,
sicché non la guerra darà più spettacolo
bensì sarà lo spettacolo ad andare in guerra.
Avete così chiesto
senza chiedere un segno
e avete udito così
senza che nessuno aprisse la bocca:
guarderete. Voi.
Tra gli occhi spalancati
dal sangue di marzo
nemmeno una lacrima
nemmeno una
sarà posta
sulla lapide di questo secolo
giacché l’uomo ha sposato l’uomo
e il seme suo è andato sperso
nella meraviglia della umana cecità.
Non così.
Era stabilito e l’ho ristabilito.
È stata rovesciata una sedia
ed ora non c’è chi siede al tavolo.
Il fuoco è acceso,
soffuso nei suoi sette angoli.
Bambina,
io ti odo mentre dai luce e amore,
io ti vedo quando proteggendo combatti.
Senza chiedere, oggi come ieri,
senza chiedere,
la mia parola ancora guarda,
ama, illumina, e proteggendo combatte,
e combattendo protegge, illumina,
ama e guardare si lascia,
come l’occhio spalancato di marzo
che nel sangue del secolo
prende forma,
prende forma senza più dare spettacolo.
Guerra, guerra,
ti ho visitato nel frastuono degli avvoltoi,
tra le carogne orfane delle profanate nidiate,
e nella fredda notte che ti prosegue
sei caduta, muta e incatenata,
come una foglia smorta
che del suo albero
non ne riconosce più la linfa,
la prosecuzione naturale del suo albore,
dimentica della tua antica essenza,
della prolifica e sensazionale fiamma.
Non così.
La mia mensa non sarà ricomposta
da chi ha gettato via il mio calice,
nessuno sederà al mio tavolo.
Bruciano,
bruciano forte
gli angoli dei miei sette segni,
le inflorescenze della mia passione.
Avete così chiesto, senza chiedere,
un segno
e avete udito così,
senza che nessuno aprisse la bocca,
la mia parola:
la vergine, la partoriente.
Ed io sono con lei,
unito alla sua anima
e astretto alla mia spada,
poiché come un figlio l’amo
e come s’ama un figlio
ancor più la amo.
Io sono in lei.
(09/03/2022)