Nelle discendenze della sua volontà
Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
(Mt 27, 46)
L’occhio tace quel che vedere vorrebbe. Quale condanna più severa occorre all’uomo, talvolta, quando l’estromissione del meraviglioso rinnova il suo sconforto. E allora egli, forte di un filiale abbandono esplicitato dalla lealtà e dalla fede, offre il suo momentaneo tormento alla perennità che in amorevoli doglie si è tra noi manifestata in sembianza di spirito e carne. Padre, dunque, egli esclamerà. Padre. E se il silenzio colmerà di assenti vuoti l’anima sua, quando nell’incomparabile ora anche la solitudine sembrerà un’entità avversa e corruttibile, sarà di lì a poco la luce, che in lui si adornò di albore e fasto, a ravvivarlo nelle discendenze della sua volontà per sempre.
(24/09/2021)