Chi piangerà per me con lacrime scarlatte, sudate a sangue, il destino mai raccontato di un popolo da me lontano che onora il cane e non il padre, la prostituta e non la madre, asserragliato nei suoi idoli posti a baluardo di una roccaforte edificata con l’odore della più immonda carne? Io stesso lo piangerò – dice Dio, il Signore degli Eserciti – perché esso si è snudato a me, nel frammento di una notte rossa da sfamare, come un maiale di argilla e di bronzo che invano attende un segno dal cielo, la manna al posto del letame. Siccome hai costituito come tuo sovrano il violento legiferare della morte con il mio braccio santo ti condurrò nel paese dei burattini e dei pagliacci e lì riconoscerai il tuo vero padrone, il tuo mastro aguzzino, quando con la sola forza delle sue mani decapiterà ogni fonte dei tuoi ghigni oltraggiosi e dei tuoi beffardi sorrisi. Farò del tuo invano soffrire l’ago della bilancia, la cruna ispessita d’inverno per molte nazioni che nel loro cotone dorato si credono al tempo leggeri e potenti e potenti e leggeri in un altro tempo, entrambi dotati di maschere villane, puerili, che lasciano oscillare le stagioni disoneste degli umani affari come fossero gondole ingabbiate in mezzo ad un mare mozzato nell’apnea dei suoi vividi colori persi nei riflessi vergognosi dell’ennesima orgia di una città senza paese in un paese privo di città. Armato di tutta la tua povertà sentimentale e avendo sulla tua lingua di carta pesta sempre pronta la bestemmia che può far brillare mondi ti mostrerai a me, a me che ti slattai, a me che ti ripulii del sangue per la tua prima mestruazione, a me che ti ho colmato di doni, di carezze, di amore, e non avrai riguardo di me, del tuo Dio e tuo Signore. Avverrà che io ti darò in pasto il mio volto, il mio inguardabile volto, e così ne morrai quando, dimentico della compassione e della pietà, tornerò sul Paran dopo aver calpestato il tuo nome sulla terribile via che condusse più volte la mia ira in passato presso Teman. In quel tempo, rivelazione al mio Signore del Signore, non udrò il rumore delle lacrime scarlatte farsi neve tra le orme dei tuoi passi sudate a sangue.
(14/04/2023)