Pausa da ricognizione del dramma

Le ombre si ritirano
dal loro vagare
e intessono tenebre disilluse
e sempre più spente
nei loro manti violacei e acerbi.
E noi.
Eppure non siamo mai stati
così congiuntamente simili
e slegati dal tempo,
dai circuiti di uno spazio
sempre in movimento,
dalle stesse tenebre.
Oh, questo mondo
che ha perso sia la speranza
che la disperazione!
Dopotutto, poi.
Quale incremento
di misurate incertezze
che vanno a doppiare
la già instaurata
pausa da ricognizione del dramma.
Vorrei essere vicinanza. Sì.
Quel dolore antico,
sempre nuovo,
che rimargina
ciononostante
la ferita più innocente,
che all’incedere dello strappo
più non concede
altro strappo.
Ma tu, tu sei anche carne.
Prima che il cielo
vesta di colori festosi
e di luci inebrianti
la visione nuova degli uomini
non prevalga
per nessuno di questi
l’incatenata idea
di una realtà avvampata
dagli accecati dardi del male.
Sia memoria e sangue, io.
E sia voce e libertà, tu.
Oggi che le ombre,
incalcolabili,
si ritirano dal loro vagare
e intessono tenebre disilluse
e sempre più spente
nei loro manti violacei e acerbi.
Oggi che i vivi di ieri
e di queste ore
insanguinate
da profondissime lotte
hanno smarrito
il potenziale salvifico
della speranza
e che i morti del giorno a venire
hanno lavato
i loro consunti occhi
con la sterile vendetta
della disperazione.
E noi.
Eppure non siamo mai stati
così congiuntamente simili
e slegati dal tempo,
dai circuiti di uno spazio
sempre in movimento,
dalle stesse depressurizzate tenebre.

(14/07/2024)