È la parola che conosce per intiero il mio cuore, mi scruta i reni, perché la sua libertà diventi anche la mia. Oh, quale anelito puro, che ordinamento di colori, quanti cori gerarchici mi pervadono, miro, ascolto, quando mi sciogli dal vincolo del sangue, da questo duro legaccio della carne! Di te amo l’amore, e l’amore che vai insufflando in me ti ama. Sono come un invigorito ramo sull’albero della vita e attendono i miei frutti di essere bagnati dai flutti che scatena il cielo, in quelle severe complessità di giuochi e di verdetti nei quali sottostanno perfino gli spiriti, oltre che le mortalità dei mondi. Qual fiore staccato dalla sua radice naturale, gravato dall’acqua insistente, non un tonfo ebbi a conoscere ma il volo più luminoso per poter così considerare le tue grandezze e, spettro vivente dell’esistere, rifulgere in me l’azzurrità che mi dimora: il tuo inconoscibile operato. Vado riflettendo, così, porzioni inamovibili di eterno poiché attraverso la libertà ricevo anzitutto pace, la tua sublime presenza, e gioia piena, la stessa che mi fortifica e mi consola con la sua dolcezza senza fine, supernamente definita e che mi lascia sedere alla tua destra. La pace come punto d’inizio della più meravigliosa quiete ove la mia gioia è tale perché tutta ti appartiene, alfa e omega, io che vivo di te poiché m’appartieni e t’appartengo. Da sempre. Dicevo la parola. La vivente, che si posa sull’uomo con le sue lingue di fuoco per fargli compiere il suo medesimo tempo, l’infinito che attorno ad essa ruota e mai si ferma, in movimenti costanti e perenni. Io sono la sua sposa e lei, lei è lo sposo che ella vuole sia presente in me. Ecco qual è il mistero che trascende nei nostri cuori, l’arcano moto dell’amore divino che si trasfigura, sempre nuovo, nel suo immutabile stato sino alle realtà ultime, non sostenibile dalle dimensioni variabili o permanenti, l’attuale che si confonde con i tre volti del tempo. Ed ecco il ramo mutare in albero, il frutto divenire vita, affinché dopo le doglie del parto ci sia la nuova creazione a rinnovare la faccia della terra. E la libertà più ancora noi, infine, a chiedere pace e gioia per essa sino a levarci in alto, tra i baluardi celesti, edificati in un solo nome, in un solo spirito.
(20/05/2024)