Per comunicarci all’esistenza che mai passa
Hai mondi sulle labbra:
limpide bracciate di silenzi sospesi
vanno ergendosi
dalla mia volontà di stringere
ai tuoi riflessi ondulati
tutta la bellezza
che riproduci con l’anima.
E la frenesia di averti
è solo un passo
di innumerevoli passi
tra le fatiche dimenticate
sulle oneste sponde di altri mari.
Nella brughiera del passato
si rafforzano memorie,
atti, pensieri.
Sono soltanto spettri,
scheletri, adesso,
di ciò che la mente
per opera della carne
vorrebbe non lasciar andare via
e a sé rattenere.
Io sono in te,
come tutti quei mondi
che sulle tue innocenti labbra
gravitano, per porre
al tuo irraccontabile sorriso
il mio indelebile sigillo,
con l’adunata degli astri
che previene
il tuo indefettibile chiarore,
per sopprimere
la tracotanza delle ombre
nei mulinelli delle tenebre.
Quanto sono tra loro distanti
l’oriente e l’occidente,
quanto il vento
spira diversamente
tra il settentrione e il meridione,
così noi, per il principio
delle attrazioni e delle opposizioni,
restiamo uniti come la folgore
che si lancia compatta
sui territori
della stagione da investire,
come fosse
una giovanissima sovrana.
Vivere.
Questo ci è dato
per comunicarci all’esistenza
che mai passa, da un tempo
che noi non conosciamo
perché ancora
lo dobbiamo trascorrere.
E la pienezza.
Un bacio della gloria
che l’amore tramanda in noi,
sua esatta generazione,
come vaticinio del suo stesso regno
di gioia e di vittoria.
(15/03/2024)