Per incarnare l’implosione escatologica dell’essere

In paesi di paese. Genealogia del nome.
Natività dell’uomo. Prolificazione della specie.
Avvento dell’unione. Teofania del verbo.
Oh, destinati quindi!
Non abbiate paura.
Piangeremo sui grembi più sterili
e allatteremo le vite mancate
fabbricate per le fosse comuni.
Ci si diletterà, in quei giorni,
nel ripetere questo motivetto:
Ecco, lamentarci: e su di chi adesso?
Ballammo e nessuno seguitò,
cantammo e le nostre voci restarono nude.
L’amore fu in amore. Sì. Fu in amore l’amore.
E nulla è più come ieri. Niente sarà come domani.
Oggi non esiste più. No. Oggi non esiste più.
La rugiada che ci sudò non consola visioni.
Viene meno la forza, la parola è respinta dal fiato.
Chi canterà per noi? E chi si lamenterà?
Chi si lamenterà per noi? E chi canterà?
Forse il pigolio delle rondini
troncherà il risveglio dell’infausta primavera
e con ali ancora insanguinate
tracceranno variazioni di meravigliato stupore.
Io vedrò accorrere la lebbra
nelle anime da esumare di molti uomini
quando le montagne coleranno nevischio nero
e la collera delle grandi acque dimezzerà i colli:
la febbre possederà per un tempo la terra
che sarà privata della sua messe.
Il cielo si oscurerà. Cesserà la luce degli astri
quando il gregge, digià trafitto, sarà tirato a sorte.
Quel giorno alzeremo il capo oltre il cielo
per andare incontro alla vita
e non volgeremo più lo sguardo dietro di noi.
Prima che, abominevole, sorga l’ultimo tramonto
il nostro canto muterà il silenzio dei ghepardi
nella strepitosa corsa verso le fonti vive delle prede
e con l’agilità dei loro balzi, di là della gioia,
ci raduneremo nella realizzata promessa
per incarnare l’implosione escatologica dell’essere.
Teofania del verbo. Avvento dell’unione.
Prolificazione della specie. Natività dell’uomo.
Genealogia del nome. In paesi di paese.
Disvelamento della genesi.

(20/03/2022)