Per inghirlandare ciò che, avanti noi, stridula voce

“Ogni uomo è come l’erba

e tutta la sua grazia è come un fiore del campo.

Secca l’erba, il fiore appassisce

quando soffia su di essi il vento del Signore.

Veramente il popolo è come l’erba.

Secca l’erba, appassisce il fiore,

ma la parola del nostro Dio dura per sempre.”


(Is 40, 6-8)

Oh se noi agonizzassimo, senza che nulla dei nostri anni lasciasse svilire la levità incarnata nel florilegio delle più alte meraviglie, comporremmo [in ogni luogo vissuto dal profumo delle anime che osano dimorare in vetusti tabernacoli dalla complessa ridefinizione umana] un vento mai accaduto sulle labbra ingenue dell’inquietudine profonda, ove angoscia non muore e livide arie rompono il lumeggio delle scorse certezze. Ecco. Feconda, come neve in amore, la prole della prima rugiada mattutina pone i suoi permeabili sigilli nelle valli mosse dai nostri feriti piedi – e baciati dall’andirivieni di lacrime possedute dalla costante infanzia – per inghirlandare ciò che, avanti noi, stridula voce.

(07/01/2022)