È l’indispensabile a creare
nel frastuono della mescolanza,
tra le regole della materia
e le imprevedibili precipitazioni del caos,
un riflesso errante del nostro esisterci,
per quella realtà
sempre più dosata di ombre,
di effimeri gorghi temporali
che levano
congiunzioni di amorfi suoni,
asimmetrie di luoghi amnemonici
coperti dai capitomboli
delle lungimiranti attese,
nelle planetarie anemie
delle spiacevoli perplessità.
Il mondo.
Non vorremo soffermarci
sui suoi dubbi,
sul fondamento sabbioso
che filtra vita
per soffiarne poi l’errore.
No.
Siamo per altro, noi.
E non è egoismo.
E non è sopravvivenza.
Anzi.
Attingere alla fonte
del magnete luminoso
che ci produce
e che tutto muove e genera,
questo è il nostro daffare
d’oggi e di domani,
affinché i cieli postumi
si schiudano d’ieri
nel più prodigioso avvenire
di una terra che noi,
pur abitando,
non ancora l’abitiamo
e che le sue radici più profonde
trae dai nostri nomi
sigillati e uniti
per la concordia
degli elementi e dei fenomeni.
(30/08/2023)