“O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici.”
(Sal 79, 1-2)
~
Pietre. Macerate nel dorso della loro epoca sono l’eredità mai attribuita con onesta sentenza dai decadenti colli ai legittimi ereditari: città. Oh, città! Fustigate tra le strade-maree del contrabbando sono l’esatto peso di una bilancia dilaniata da una politica delinquente di un sistema trasversale che per vile fame di denaro, di potere, tra una bozza d’affare illecito e un armato viaggio di piacere, con l’ausilio della chimica e della fisica pone spesso, troppo spesso, il suo sigillo in bocca ai poveri, in bocca ai poveri: genti. Oh, genti! Ma quali genti? Sono penetrate come tante formiche, scendendo dalla torre ultima di babele la meretrice, e hanno formato i loro focolai di battaglia. Hanno combattuto contro le api, a sciami e a sciami, le quali fornicando con le regine hanno distribuito il proprio nettare più prezioso, il miele simbolo della rugiada, tra terriccio e fanghiglia, tra le zampe imbevute di metanolo e di catrame dei cani e dei cinghiali che ne hanno divorato il frutto lasciando i piccoli in pasto al male: i piccoli. Povere ancelle del tempo, domani saranno la prima e ultima ora nelle pervertite scalette dei talk show, nei falsificati turni di lavoro intra ed extra satellitari e dei soliti vedutissimi, vendutissimi notiziari per non smettere di dimenticare, di fare a meno del sorridente lutto di un mondo che ha solo una porta e con le terrazze, le finestre e i salotti che non diverranno altro che pietra su pietra. Oh, città! Oh, poveri! Oh, piccoli! E babele, e i cani, e i cinghiali. Tra turbe di stolti e truppe di ciechi per Caino sta giungendo il giorno in cui gli verrà rimosso il segno. Ruggisce il leone: chi si potrà salvare?
(29/01/2024)