(La conversione di San Paolo Apostolo)
Pietre bruciavano gli orizzonti dei miei occhi.
Io, che di fondamentale nutrivo il mio cuore con oscuri passi decisi dal grembo del principio, ambivo alla conoscenza semplice, riflessiva, compensata dall’attesa, apportatrice dei miei realizzati ed eguali abbagli.
Era da troppo poco tempo calato il buio dentro di me e già le mie mani si erano macchiate di tante brutalità. Io, il più accanito sostenitore di me stesso divenni nel breve giro della folgore il perseguitato dei perseguitati, come per l’andirivieni della torcia che sfida il lampo prima che il campo sia ricolmo di cielo. Caddi e il suolo quasi non ebbe pietà del mio allenato corpo. La voce che funestò la compassione della luce, nel ventre antico delle sfere, fu così comprensibile al mio cuore da lasciare intatta la paura nel volto di chi fino a quell’istante stava condividendo il mio stesso sbaglio.
Compresi e per quest’opera di misericordia più non vidi. Dalla strada di Damasco mi rimisi, grazie ad una provvidenza ai miei conoscenti preclusa, sulla strada detta Diritta e con il vento che le mie mani quasi ustionò seguitai nel dolore della sua provata Passione. Tre giorni che furono anche i miei e nei quali non mangiai e non provai che il pianto della oscurità, compagna di un nuovo, identitario sacrificio.
Rinacqui, come mi era stato promesso, e poiché credetti alle sue parole divenni quella testimonianza diretta, la sua carne preparata davanti a tutti gli uomini. Prima, però, conobbi la potenza del tuono che avrebbe intonato il canto con il quale avrei glorificato, per il Figlio dell’uomo, l’avvenuto mattino.
(25/01/2021)