Polvere e immenso
Ad umiliarci, a mortificarci: per chi?
Per il l’un l’altro, forse,
o per la dinamica della correzione e dell’istruzione
nell’avvicendarsi del gorgo e nel giogo della pestilenza?
Eppure noi dovremmo elevarci –
a giunte mani stare ritti – e, senza indicare alcun presente,
essere pura sete dell’immenso.
Oh, anima! Ecco sperdersi tutto in me,
nei fluidi compartimenti della misericordia.
Ma della parola che mi detiene, ignoto,
chi le plasmerà vita nel suo respiro a venire
e chi mai s’innamorerà della sua nuda polvere?
Compassione che mi struggi,
voce alterna che io piango col tuo ininterrotto volto:
arrotola questo cielo di carne
e in luogo della sua trascesa quiete anelane il mondo.
(16/12/2022)