È oggi.
Senza mai saziarci di bissare
presenza nella presenza,
vuotiamo i nostri passi
da quella fatica antica
che ci volle uomini e,
nella piena irraggiungibile della via,
al mondo noi moriamo.
Compagni di una origine
che ci conobbe madre,
avanziamo tra le innumerevoli dimore
delle sue età,
come acerbi cieli,
affinché possano di noi brillare
i fiumi, i laghi, i mari.
Ecco.
Per il nostro dilagante profonderci
le acque abbondano di respiri,
noi che ne siamo divenuti sussulto e grembo,
vita in vita di una emersa gioia.
Il sentimento che ci ottiene simili,
che ci vuole eguali,
non fluisce da desiderio alcuno,
bensì dalla preferenza del suo fondamento.
Difatti, le nostre anime,
hanno sostanza visibile a occhi puri e,
al tempo stesso,
sono esseri nell’essere
destinati a mutare
le fenomeniche veglie delle armonie,
dei loro eterei elementi,
senza necessità di mutarsi per esse, in esse.
Quale prodigio è questo amore.
Vedi.
Abbiamo lavorato, sì,
affinché altri potessero giovarsi
della nostra abbondante semina.
Quali creature e quanta grazia.
Siamo un solo chicco di grano, adesso,
e siamo puranche l’agricoltore.
E con le mani tra le mani,
per quel mistero che ci rende uniti
come la vite al tralcio,
aspersi dalle acque
in cui vediamo il volto nostro amarsi,
dalle vette incontrastate della pace
vuotiamo i passi
da quella fatica antica
che ci volle uomini e,
nella piena irraggiungibile della via,
con la terra nuova e i cieli già nascenti,
noi,
ottenuti simili
per il travaglio di una volontà
che ci consolida alla sua origine,
in verità ci fondiamo di vita,
eguali nell’eguale.
È oggi.
È oggi.
Lo bisseremo,
presenza nella presenza,
nel seno ormai maturo della umanità.
Perché ne siamo sussulto e grembo.
E perché domani,
domani è già passato.
(21/03/2025)