Gesù e il tradimento di Giuda Iscariota
Nessuno ti costringe. Ti ho chiesto l’anima e me l’hai rubata. Non sai da quale desiderio ti giunge questo giorno. Muoio nella morte di chi mi ha preceduto. Tu fa quello che sei costretto a fare. Ho paura di tutto questo eppure, affinché ciò si compisse, ho pregato. Nel tuo piatto appena intinto con la mano del mio amore d’improvviso è calata la notte. Le mie parole, come le mie predicazioni, mai passeranno. E se la mia stessa profezia si chiama storia e di compiersi mai si stanca, odo l’improvviso tonfo dell’acerbo frutto che si schiude al mondo e non si macera. Tutt’altro. Germoglia, dopo tre giorni. Quando il male ti percuoterà i pensieri e venderai pure il tuo collo, piangerai veleno e sarai detestato fino alla fine dei tempi. Ti chiamo ancora amico perché non mi hai ben conosciuto e soprattutto perché non sai da quale desiderio si abbatte su di te questo giorno. Che il Padre mio non conosce il cuore tuo, altra faccia del mondo, in questo misero tramonto? Quello che hai da fare fallo subito, dunque, tu che nemmeno più ascolti. Vivo nella vita di Chi mi ha generato. Adesso va’. In verità ti dico che ci ritroveremo. Quel legno già l’ho conosciuto tante volte. Così come sono tante le volte che per te ho pregato. Chi porrà il serpente, il bastone, la pietra, l’acqua, il sangue, il dolore, la solitudine, l’abbandono, a margine del suo credo, a teoria somma dell’intero Creato? Avrei voluto che i tuoi occhi non avessero mai conosciuto, di questa terra, la notte e il giorno. Il tradimento tuo non sarà mai dimenticato. Da quella Santa Croce, io che sono la Via, la Verità, la Vita, ancora principe dei morti avevo già redento il mondo. E se a tua insaputa giacevi come grano in una lacrima pasquale io ti avevo già raccolto nel mio seno, lì dove stagioni si combinano in un perpetuo Aprile.
(01/03/2016)