Principiare.
Come d’inversi astri al mattino,
pioggia fredda
di una luce replicante
che vuole appartenerci,
passeggera
e tra le nostre mani appena fiorita.
Il sussulto di un’anima
che lascia l’impronta sua
oltre la carne,
oltre il tempo che la dimora.
È la pelle
che non vuole lasciar andar via
l’altro nome.
Il mistero che si fa ragione,
sentimento, storia.
Siamo nel ventre dei nostri atti,
fiduciosi e veri,
e questi sono nel grembo della vita,
l’immarcescibile trasposizione di noi
che siamo divenuti creatura
a sequenziato afflato
nel brivido che ci volle nudi e puri
accanto alle mutazioni mature
della conoscenza, della bellezza
che a spalancata rugiada ci chiama,
ci cerca,
nel suo linguaggio mai nato e,
per le nostre età,
già perfettamente compiuto.
Principiare.
Come l’abbraccio di due baci,
nei mulinelli dei risvegli
dalle sconosciute memorie,
che inducono il vento,
con le sue sette sonorità immote,
a posarsi sulle nostre labbra parlanti,
appena fiorite.
(19/07/2024)