Prodezze
Mi stringi al cuore
che tutto vuole stringere
senza mai trattenere
l’istinto dalla pulsazione,
consolidando in me
severe forme di audacia
che non mitigano
l’indipendenza del sentimento.
La libertà.
Ti amo in quel silenzio
in cui tu mi dimori,
nelle stanze variopinte
dei tuoi olezzati arcobaleni
tra i diversi mondi.
Maggio è come un fiore
nel quale si ricompongono
i colori dai petali nativi,
ancora fusi l’uno all’altro;
che, se fossero creature,
potremmo mirarli
ancora in fasce.
E la visione che ho di te
è identica
a quella che mi rinviene,
quando la mia meraviglia
è immersa come nettare,
come la brezza vigilante,
su quel fiore
che mai smette di rinascere.
Tu mi ami
con quell’anelito
che già fu mio,
e in detto anelito mi vivi
soprasentendo la mia voce
oltre ogni albore.
Se mari esistono,
ebbene,
lo sono per essere
anzitutto cresciuti,
nonostante i notevoli abissi
che tendono verso altri abissi:
oh, i flutti della concordia!
Adesso mugghiano
sì da riconciliare
ogni profondità e distanza.
Prodezze. Sì.
A noi daccanto
si sommuovono le gerarchie
delle più ardue vette,
si scatenano le tempeste
delle aurore millenarie.
Chi vorrà contendere con te?
Oh, amore!
Dimmi.
Chi potrà
ravvicinarsi soltanto
alla tua bellezza,
al dominio che, incontrastato,
ogni dominio domina?
E intanto stringi,
il mio cuore stringi,
che tutto vuole stringerti
per una compenetrante pulsazione
unica e duale.
Perché questo è l’eternarsi.
E così è maggio.
E prim’ ancora tu.
(21/05/2024)