Placida e gloriosa sembri dormire,
o ribelle,
figlia di una bestia da soma
abbandonata prima di averti a doglie,
mendica delle tue stesse idolatrie
che incesto dopo incesto
maledicono te, le tue sudicie mani
e le tue richieste oltraggiose e vane.
Codarda, codarda.
Il tuo vanto è la desolazione dei popoli.
E il tuo capriccio coatto
mutila l’uomo
che non si confà ai tuoi desideri
e ai tuoi piaceri,
o squallida, o prostituta, o beffarda.
Non estinguerò parole su di te
finché avrai per coefficiente amico
il male del mondo: il demonio.
E considerandone il principio
che ne decretò
l’aberrante promiscuità attuale
della sua integerrima fine,
in quale storia
potrai elevare il tuo ego dissociato
e ove potrai lasciar sporgere le tue nettezze,
così squallide e disunite,
da non provar vergogna
per il tuo essere ridefinita
in uno stato di nulla
per tutto ciò che concerne
l’identità che malsana investe
la concezione definitiva
di un’infertile fiamma
che ti proclamerà suo niente?
Ecco.
Io comanderò al cielo
di ritirare la sua pupilla compassionevole
sul devastatore e sul devastato,
sull’urlo di dolore e sul grido di battaglia,
quando il vaso leverà la sua supplica
verso il suo vasaio
affinché cessi
quel torturante lavoro delle sue mani.
O insipida,
berrai ancora alla coppa del mio sangue,
e bevendo crederai di accrescere
i tuoi domini e la tua fama.
Godrai, godrai nella tua superbia
affinché l’ebbrezza della mia giustizia
ti colga come un fiore stramazzato al suolo
dalla violenza del mezzogiorno.
Ricorderai dei tuoi profumi antichi, verginali
e dei tuoi colori infantili, rosacei.
Piangerai.
Il mio nome sarà, in quel giorno,
la tua interminabile volontà
di cedere al lutto ogni tua sembianza,
ogni forma restante della tua esistenza.
Lascerò che il torpore dell’uomo
non ti dia modo di nutrire compassione
per la bestia che da sempre
ha sedotto il tuo verme
giacché la mia misericordia è poderosa
quanto la mia giustizia
e a estinte parole per te
io professerò cieli nuovi e la nuova terra
con la manifestazione di un comandamento
che dia voce soltanto alla mia voce.
Ho parlato, è compiuto.
La pupilla.
È compiuto, ho parlato.
(11/07/2022)