Quando il riposo dell’uomo non è figlio dell’innocenza
Non rallegratevi
per l’attuale abbondanza,
dice il Signore.
Collocata sotto i cuscini
dove posano incensurate
le vostre marcite orecchie
essa macchia il vostro sguardo
di empietà e di orrore.
Quando il riposo dell’uomo
non è figlio dell’innocenza
accompagna il suo sonno
tra le profondità macabre
che rendono la giustizia
un accessorio vano dell’esistenza,
qualcosa su cui sorridere o,
tuttalpiù, sorvolare.
Fate sogni di carta,
colazioni al sangue e mescolate
alla quotidiana fatica dell’imbroglio
il sudore sempre più accavallato
nei nervi dei deboli
che non più si oppongono
alla massiccia sconfitta
dei loro diritti a fucilati valori.
Dormite sullo scalpo del vostro simile
ma non ve ne crucciate e, anzi,
lo deturpate per noia,
per condonare il vostro tempo
che tuttavia ha la miccia sollevata e accesa.
Sì. Essa è sollevata e accesa.
Mangiate senza saziarvi
e bevete la coppa dei piaceri ultimi,
mai brevi,
guardando nel piatto
di chi vi è compagno
con occhi alteri
mentre il loro sguardo
si posa sui vostri possedimenti
con cuore adultero,
proprio con il vostro medesimo fare,
ed entrambi, dunque, ve ne compiacete.
Orge di un passato sempre in voga
e di un presente mai in attesa
puniscono un futuro
mai stato in vendita.
Ed ecco. Il Signore così dice:
Io sto per punire i colpevoli
che ancora mangiano i miei agnellini
dilettandosi nei loro affari criminali.
Per questo mando
un grido di condanna
e una carezza per consolazione
su tutto il territorio falcidiato,
nei greggi e negli armenti,
dalla follia dei briganti
e dall’infame condotta dei pastori.
Ancora un tempo di vendemmia prometto.
Il frutto della vite si trasformerà
in un pianto alla tempesta.
Oh, se avessi voluto cedere
la vigna che giammai t’appartenne
o indegno, o immondo!
Uomini cantate inni
poiché le donne vostre ritorneranno
con i miei figli creduti morti da sempre,
dispersi nella speranza,
i quali splenderanno come fiamma viva
tra le braccia levate in alto dalle madri
che si erano incise
la parola fame sul grembo
e la parola sete sul seno.
E con i capelli ora dorati
e adesso bronzei delle mie amate
io stesso,
nella vigna del mio prediletto,
sigillerò la mia vendetta
tra i popoli tutti e le nazioni stringendo,
con giusta mercede,
il cappio intorno al riposo dell’uomo
mai stato figlio dell’innocenza
e del perdono.
Cantate inni, o uomini,
cantate inni,
poiché la bocca del Signore ha parlato
con quella sete posta sul seno della vita
e con la fame incisa
sul vittorioso grembo della sua parola.
(26/09/2022)