Quando in me, primigeni, vagiscono germogli
Ha un grembo la pioggia,
pneuma trasceso e immutante
che alimenti questa mia doglia nascitura.
E come un lucore propizio di giovani astri
per l’accelerato rivelarsi d’una invitta infinitezza
m’invero di esistenze
nella tua voce calibrata dalle folgori – cielo,
potentissima balestra di concezioni e di unità.
Bacerò il suo frutto che mi beve,
e che dalle mie vene passeggere
trae origine e consolazione,
fino a colmarlo di fughe e di ritorni,
con alle labbra un’aria di lacrime vacanti
emersa tra lo scintillare dei tuoi gigli –
o inseminata, o terra,
che nel deliquio dei fenomeni
vai compiendo la parola
quando in me, primigeni, vagiscono germogli.
(11/09/2024)