Ritti nell’iconoclastica devastazione del genere
Più nulla tace.
Soltanto noi, a soprassedute acque,
sui fronti grondanti le umane rugiade
che la sabbia estende col suo moto naturale,
perduriamo allo spazio incredulo e infecondo
scandalizzando, con inerme coraggio,
la rigida cultura dei suoi crimini.
Il petto, che di sangue allieta i nostri corpi
e che si è reso vivibile all’aerea visione,
non prevede alcun principio di mutazione
poiché la rotta che lo vuole migrante
non equivale all’elevazione globale
del suo apparato atomico e sensoriale.
Come di un tempo devoluto
nell’accadimento della sua medesima genesi
vedremo lei, sezionati dall’aureo silenzio,
in quella simbiosi di spirito
che solo alla bellezza appartiene,
ritti nell’iconoclastica devastazione del genere.