Accadrà che nella compiaciuta estensione dei tempi, sul monte più elevato, si correggerà la deviazione bilaterale del cosmo e, di vetta in vetta, senza badare al caos, l’attuale si ricongiungerà col nulla poco prima che la coesistenza umana rinneghi se stessa tra i docili passi di un messaggio di pace. La luce basterà in sé. Accorreranno alla sua fonte fiumi di civiltà rinnovate, mai perdute, da numero pari a numero pari. Tra di esse i vivi porteranno sulla fronte alta un segno, la sequenza identitaria posseduta dapprincipio dal grande libro. Sette fremiti, sette strepiti, sette spade. Da numero dispari a numero dispari crollerà l’ambivalenza del numero che ruota sempre su se stesso. L’aria scotterà, le potenze coinvolte saranno sconvolte, i fenomeni diverranno portenti e la morte morirà senza cessare d’essere per il grande tormento che le vivrà. Allora avverrà una cosa mai accaduta. Germoglierà una prodezza nella foresta della inaudita tempesta. Vi sarà una rosa, fiorita d’immenso, che tra le otto fiamme mammifere partorirà l’ultimo sigillo della creazione tutta, della storia intesa come storia universale per intera. L’universo, che non è altro che un libro in espansione nato da un carattere d’amore, si chiuderà con un punto. A dissigillare i fremiti, gli strepiti e le spade sarà colui il quale è stato ritenuto degno, l’unico nel sempre, di operare con verità, giustizia e giudizio. Vi sarà un combattimento ove la morte cesserà di sapere tra le tre fiamme senza mammelle. Non regneranno a lungo, poiché l’acqua di bianco cobalto saprà di spirito e lo spirito aleggerà sopra le loro stoppie. I piedi di molti correranno lieti, con alle spalle la voce del passato, sul suolo della santa città.
(27/02/2021)