Sarà la tua nuova creazione a cantarti per Gerusalemme

Padre mio, ti rendo grazie e canto il tuo nome,
perché hai voluto liberarmi dal pericolo.

Come seduto su quattro cavalli, senza riposo,
io vedo la gloria tua con la voce che t’appartiene.

Deploro chi ai tuoi occhi è perverso, malvagio,
poiché è uno stolto che confida solamente nell’uomo.

Da quando l’età generava in me sorrisi e stupore,
potenti e furibondi, in tanti mi hanno perseguitato.

Non temo il dardo che l’aria taglia nelle tenebre,
perché mi sostieni a difesa, mio baluardo e scudo, tu.

Precedo il giorno e la notte, il tramonto e l’aurora,
pur di elevare a te la mia supplica e la mia preghiera.

Sei l’unica luce che mi consente di divenire fiamma,
sei l’amore, unico e trino, che mi rende figlio dell’uomo.

Quando l’angoscia vuole predare il mio respiro
è il tuo petto a diventare il suo più antico cacciatore.

Il mio cuore si accorda su pulsazioni estranee da me,
eppure vita hai concesso all’ultimo dei tuoi servi.

Ho visto crescere uomini con l’uso della violenza,
so che per loro hai preparato umiliazione e severa condanna.

Sono diventato nemico di chi ti è nemico
e considero empio chi si lascia possedere dal male.

I miei fratelli sono i tuoi precetti, uno dopo l’altro,
e nutro per la tua casa zelo e amore come a un figlio conviene.

Se avessi considerato i miei peccati, Signore mio,
tu, invece, li contavi solo per rasserenarmi nella notte lenta.

I passi dei miei passi tu conosci prima che io muova piede,
dalle tue possenti labbra vedo incarnarsi la tua parola.

Come stoppia che brucia e il vento disperde,
tale è la sorte di tutti coloro che disprezzano il tuo nome.

Concepito nel frastuono di due atmosfere immobili,
hai disegnato per me la traiettoria che vibra oltre ogni stella.

Il tuo nome è una benedizione per ogni generazione,
la tua parola è il banchetto di nozze tra verità e salvezza.

Oggi ho udito il tuono piangere, tra spirito e vita,
con i tuoi occhi ho veduto poi il lampo che l’ha partorito.

Io cerco quello che la mia esistenza da sempre acclama,
mostrami, Dio mio, il frutto immacolato di tanto amore.

L’uomo è un fiore di campo, soggetto alle sue stagioni,
eppure tu, Signore, lo hai voluto al di sopra di esse.

Le nazioni sono pulviscolo fluviale tra le onde sferiche,
chi potrà governare la corrente che le sovrasta se non tu?

Verrai, Padre mio, con il tuo spirito nel mio,
e sarà la tua nuova creazione a cantarti per Gerusalemme.

(07/02/2023)